Venerdì 17 luglio, Perugia, Italia. Temperature roventi più che mai per l’edizione 2015 di Umbria Jazz, una calura che nemmeno la perfetta macchina organizzativa della kermesse riesce a lenire.
Mi infilo di fretta al Teatro Morlacchi “guadando” il colorato fiume di persone che incessantemente percorrono la via principale. Alle ore 17.00 appuntamento per il concerto di Dianne Reeves. “Beautiful life” è il suo nuovo cd che le è valso il quinto Grammy della carriera nella categoria “Best Jazz Vocal Album”. Il Teatro è gremito nonostante il caldo veramente eccessivo. Il concerto si apre con un pezzo strumentale e poi entra lei, la divina, di Africa vestita, con un abito rosso bianco e nero fantasia che le scende fino ai piedi, le dita inanellate ed una acconciatura di treccine avvolte su loro stesse. C’è molta Africa nel suo modo di cantare e neri sono i due terzi della band che la supportano, formata da ottimi musicisti da lei definiti “la sua famiglia”, quali Reginald Veal al contrabbasso e basso elettrico, Peter Martin al piano, Terreon Gully alla batteria ed il brasiliano Romero Lubambo alla chitarra, con il quale poi improvvisa in duo una emozionante “Our love is here to stay”. Osservo le loro mani nervose, mai ferme, a tessere le note con abilità sartoriale. Diverse le cover, tra le quali spicca una interminabile “Waiting in vain”di Bob Marley riarrangiata con gusto ed originalità, che si alternano a standards jazz interpretati con tecnica vocale impareggiabile, e come dubitarne del resto?
Un piccolo spettatore, con tempismo perfetto, lancia un vagito terminando la frase di un brano e riscuote i calorosi applausi della sala e degli stessi artisti, a Dianne ed alla sua formazione è riservata anche una standing ovation tra gli applausi a fine concerto.
Siamo di nuovo in strada, il tempo di dare uno sguardo in giro, i funk off riempiono la via di colori e di suoni con le loro esibizioni coordinate che sono omai un must di Umbria jazz. Saluto al volo David Domilici, percussionista livornese che si esibisce in giro con i suoi ritmi africani e latini e, dopo una cena veloce, respirando agli incroci delle anguste viuzze che si aprono lateralmente percorse da una fresca brezza di sconosciuta provenienza, ci avviamo verso l’Arena Santa Giuliana. Stasera l’eccezionale duo Caetano Celoso e Gilberto Gil celebra 50 anni di carriera e di amicizia, per la penultima delle 4 tappe italiane (Torino, Milano, Perugina ed Udine) del loro tour mondiale “Caetano&Gil – two friends, one century of music”.
Gil e Veloso infatti, si sono conosciuti a Salvador de Bahia nei primi anni ‘60.Umbria Jazz li aveva ospitati insieme l’ultima volta nel 1994, in occasione del loro Tour Tropicalia Due. Anche in quella occasione i due artisti festeggiavano una ricorrenza, ed esattamente il venticinquesimo anniversario del Tropicalismo, dopo che il Brasile era tornato a un governo democratico. Proprio non l’avresti detto che quei due adorabili “vecchietti” che zampettano sul palco nel ’68 furono tra i fondatori dell’omonimo movimento “rivoluzionario” che andava contro il regime militare del tempo con tutta la prorompente energia giovanile nel modo di vestire, di parlare, di appoggiare gli hippy e che costò ai due addirittura l’esilio. La comunità brasiliana è presente numerosa, con un po’di ritardo sull’orario di inizio fissato per le ore 21.00 cala la notte e si accendono le luci. Una notte per “notambuli”. I due “vegliardi” se la cavano ancora assai bene, chitarra e voce, ci deliziano con alcuni classici della musica brasiliana, vedo passare la banda carioca tra le stelle nell’aria densa che ci lascia respirare solo da metà concerto. Mi giro indietro ad osservare il volti tra il pubblico, lo faccio spesso (anche al cinema), perché sta tutta lì la magia della musica.
La voce di Caetano fa sognare, e Gil non è certo da meno. La coppia incendia il palco con i due bis finali da una canzone ciascuno, uscendo di scena ballando. Il pubblico, che nel frattempo ha invaso la platea, li saluta sventolando la bandiera del brasile con la consueta gioia ed il calore tipici del popolo sudamericano.
Varia la scaletta, spaziando dalla bossa nova, al reggae, al funk ed il rock, si celebra quella miscela di culture che è il Brasile. Coracao vagabundo, E’ luxo so’, Sampa, Terra, Tonada de luna llena, Esoterico, Tres palabras, Drao, Toda menina baiana, Sao Joao Xango, A luz de Tieta, colonna sonora tra l’altro del bel film brasiliano del 1996 “Tieta do Brasil”, per la regia di Carlos “Cacá” Diegues ed ispirato al romanzo “Vita e miracoli di Tieta de Agreste” di Jorge Amado. Da segnalare l’omaggio all’Italia di Caetano con “Come prima” di Domenico Modugno.
La serata prosegue con l’eccellente Spokfrevo Orchestra, anch’essa proveniente dal Brasile, ma la strada del rientro è lunga e ce ne torniamo verso casa. In fondo Umbria Jazz è proprio questo, l’impazienza dell’arrivo ed una segreta voglia di restare.
Oliva Cordella
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