Populonia e Golfo di Baratti
Area di sosta per camper , poco prima del bivio per Populonia, girando verso Venturina subito sulla destra
Camping: Agricamping Oasi e Ahloe circa 300 metri dal bivio per baratti, sulla sinistra, strada bianca, prezzi molto contenuti. dopo il bivio per populonia in direzione Baratti altro agricamping: La Rosa dei venti.
Percorrendo la strada di Baratti, in un tipico paesaggio mediterraneo, con pini ad ombrello, arbusti selvaggi e bassa vegetazione, costeggiando la nota spiaggia del golfo omonimo, già in lontananza si scorge Populonia. Il piccolo borgo, posto in cima al promontorio di Piombino, sulla punta occidentale, a picco sul mare, con le poche case ed un Castello medievale, è oggi meta di visitatori alla ricerca di scorci di storia e suggestioni.
Il Castello di Populonia, compreso tra le mura del borgo, costruite per difendersi dalle minacce dei barbari, ebbe origine nella prima metà del XV secolo, sotto Iacopo II Appiani e fu restaurato nel secolo scorso.
Durante l’epoca villanoviana, esistevano due nuclei che più’ tardi divennero una sola città:la parte alta, era riservata ai templi ed alle residenze etrusche; mentre in basso, fuori dalle mura e a pochi passi dal mare, dove si trova la necropoli, si estendeva la parte marittima e industriale, compresa in tutta la baia di Baratti. La parte bassa si difendeva con le mura che percorrevano tutto il Poggio della Guardiola, fino a raggiungere la cinta dell’acropoli. Le scoperte archeologiche costituiscono il prevalente richiamo per i visitatori.
Il castello di Populonia
Nel piccolo borgo, un museo accoglie alcuni reperti e, di ancora maggiore importanza, un nuovo museo sarà inaugurato a breve fuori dalle porte del paese.
Aggirandosi per la necropoli, tra le tombe oggi riportate in luce dopo anni di ricerche e scavi, si ha l’impressione di vivere in una vera città etrusca e ciò è confermato dalle scritture di vari storici Elaborando infatti un’analisi complessiva, gli etruschi risultano a molti come un popolo che della morte aveva fatto ragione di vita, tanto che in definitiva essi dedicavano tanta premura alla costruzione del mondo dei morti, quanta non ne mettevano in quella della vita di tutti i giorni.
Prima di iniziare la storia di Populonia, dalla sua alba etrusca fino alle nostre gite alle porte del duemila, è giusto soffermarsi sull’etimologia del nome, considerando alcune interpretazioni attribuitegli.
Nel XVIII secolo Giampaolo Murra di Cagliari considerò Populonia come una parola tirrenica con un significato inerente a metalli o miniere e che in Sardegna un altro luogo portasse lo stesso nome.
Alessio Linimaco Mazzocchi analizzò il nome dividendolo in due parti:populus Oenae; cioè popolo(colonia)di Volterra.
Carlo Battisti in epoche più’ recenti analizzerà la parola modificandone il significato nella prima parte e quindi facendola discendere dall’etrusco Jupluna che indicherebbe il possesso di un popolo come aggregato supertribale e quindi Populonia indicherebbe la città, il porto, il promontorio, oggi di Piombino ed il territorio adiacente, comprese anche le Aquae Populoniae (di Caldana, a Venturina).
Decisamente screditata è la possibile derivazione del nome Populonia dalla dea Populonia ricordata da Sant’Agostino tra le divinità pagane a cui erano devoti i romani.
La teoria secondo la quale Populonia sia collegata a Fufluns, divinità etrusca corrispondente al greco Bacco o Dioniso, trova concordi molti studiosi. E’ probabile che il popolo etrusco, per quanto pensoso, meditativo e molto concentrato sull’aldilà, essendo prima di tutto popolo coltivatore di messi e viti, si fosse dedicato al culto di una divinità agreste esuberante e allegra e questa abbia dato il nome al villaggio e poi alla città, o viceversa.
Questa etimologia fu esposta per la prima volta da Gerhardt nel 1843 , svolta successivamente da Milano Ceci e seguita da quasi tutti gli studiosi di Etruscologia e Toponomastica di questo secolo.
La città di Populonia, secondo le testimonianze classiche di cui disponiamo, risulta con probabilità, o fondata dai corsi e poi conquistata dai volterrani; oppure costituitasi inizialmente come colonia di Volterra e successivamente presa dai corsi, finché tornò indipendente con l’aiuto dei volterrani.
L’ipotesi che sia stata Volterra a fondare Populonia, è comunque più’ dubbia in quanto le tombe volterrane sono più’ recenti e non somigliano a quelle di Populonia per corredi funebri ed altri particolari.
Populonia è l’unica città etrusca che abbia utilizzato per il commercio un sistema di monetazione antico ed è la sola città etrusca posta sul mare; ma non il solo porto. Fu sfruttata prima per l’agricoltura, poi per la navigazione e per l’industria del rame e in seguito più’ consistentemente per la produzione di ferro, iniziata quest’ultima probabilmente nel 400 a.c.
Sia il rame che il ferro, si ottenevano dalla lavorazione dei minerali provenienti dalla zona di Campiglia e dell’Isola d’Elba. Inizialmente il minerale di ferro veniva trattato all’Isola d’Elba e successivamente venne organizzata a Populonia una valida struttura composta da numerosi forni. Una notevole massa di scorie di ferro, conseguenti alla lavorazione, hanno ricoperto e conservato le tombe, ma le hanno purtroppo anche compresse e danneggiate nella parte superiore , ne hanno fuso i corredi e favorito gli interventi dei predoni.
Nel 1914, la carenza di ferro da sfruttare a fini militari, durante la guerra, indusse ad utilizzare proprio tali scorie ferrose che avevano sepolto la necropoli e quindi a riportare alla luce questo patrimonio archeologico.
La floridezza di Populonia, durata circa un secolo e mezzo, fu di fatto determinata dalla sua posizione nel golfo, ben riparato da scogliere e non lontano dalle isole tirreniche. Come ubicazione era compresa nei percorsi della navigazione tirrenica e costituiva punto di appoggio di quella orientale.
I greci, intenzionati a creare colonie nell’alto tirreno, procedettero per mare fino a questa zona dove furono osteggiati dagli etruschi alleati ai cartaginesi.
Un altro conflitto si svolse nelle acque sarde tra frocesi, contro etruschi e cartaginesi. I focesi ebbero la meglio, ma dovettero abbandonare la Corsica in cui si erano insediati.
A causa di contrasti con i focesi, i rapporti commerciali nei loro confronti da parte degli etruschi si interruppero e così anche quelli con greci e siracusani.
I siracusani si fecero avanti nel 474 a.c. a Cuma, riuscendo a conquistare la Campania e di qui si espansero nel Tirreno settentrionale ed infierirono sulle coste etrusche nel 454-453 a.c.; finché, nel 384 a.c. Dioniso I raggiunse i porti etruschi assicurandosi la Corsica e l’Isola d’Elba.
Le descrizioni della città degli scrittori classici, si riferiscono ad un momento di decadenza della sua fortuna e quindi al suo aggravarsi nel corso del tempo.
Populonia nel 282 a.c. fu assediata , durante la guerra tra Galli e Romani e poi nell’ottanta a.c., con la guerra tra Mario e Silla. Con la vittoria di Silla, i siliani irruppero in Populonia, distruggendo le famiglie e deturpando la città; successivamente invasero Volterra che fu sconfitta dalla fame.
Nel 412 d.c., Alarico, capo dei visigoti, dopo l’invasione di Roma si occupò della devastazione delle zone settentrionali verso la Gallia, travolgendo anche il territorio etrusco.
Populonia si risollevò poco tempo dopo grazie a Teodorico, re degli ostrogoti, che permise il recupero delle attività dei porti, delle miniere e del commercio.
Esisteva nella città, in questo periodo, il Vescovato. Da questo contesto emerge, secondo lo storico senese Tizio, il nome di un Papa chiamato San Giovanni I.
Il vescovo di Populonia, Asello, sottoscrisse gli atti del Sinodo indetto a Roma da Papa Gelasio I nel 495d. c.e poi quelli del Sinodo indetto nel 501d. c.da Papa Simmaco.
Nel 546d. c.Populonia fu invasa e saccheggiata da Totila, capo dei Goti e nel 570d. c.subì l’intervento del longobardo Gummaruth.
Carlo Magno concesse la città a papa Adriano nel 772d. c.La completa devastazione della città fu provocata dai pirati, probabilmente greci o mori, che sbarcarono con dodici navi, nell’anno 809d. c.
I pochi abitanti rimasti a Populonia vennero supportati dal vescovo di Roselle che mandò un prete e due diaconi. Il vescovo di Populonia era proprietario di terre, prima feudali, poi semplicemente come possesso, fino a qualche secolo fa.
Nel 1044 compare la chiesa di San Quirico, che poi divenne monastero nella prima parte del XI secolo, in occasione del trasferimento della diocesi a Massa Marittima, nella quale erano comprese la Maremma Toscana e le isole dell’arcipelago.
Dopo la comparsa del monastero, iniziarono le donazioni in cui si misero in evidenza le famiglie Della Gherardesca e degli Aldobrandeschi.
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